Il “baronetto” del cinema e del teatro italiano vive oggi i suoi anni con serenità, dividendosi tra la grande villa di Roma e quella sulla costiera amalfitana.
“Festeggerò il mio compleanno allegramente, circondato dagli affetti più cari, come sempre del resto. Questi ultimi dieci-quindici anni di vita sono stati per me un dono inaspettato, e dopo aver fatto le “prove generali” per una morte che fortunatamente all'epoca non c'è stata, oggi considero questi anni un grande regalo”.
Il riferimento è ai gravi problemi di cuore avuti per anni, superati egregiamente alla soglia degli 80 anni.
Da allora, il regista ha continuato a dare il meglio di sé sia al cinema, con “Maria Callas Forever” nel 2002 e “Omaggio a Roma” nel 2009, sia in teatro, come direttore del Festival Lirico all'Arena di Verona.
La storia di vita e di lavoro di Zefferelli ha già di per sé dell'incredibile, e non poteva non tradursi in una carriera folgorante che si è sempre divisa equamente tra cinema, teatro e opera lirica.
Rimasto orfano molto presto (il padre non volle mai riconoscerlo mentre la madre morì quando era bambino), esordì nel cinema dopo gli studi presso l'Accademia di Belle Arti, prima come scenografo e poi come aiuto regista di Luchino Visconti, personaggio fondamentale per la sua carriera ma anche per la sua vita.
Da allora Zeffirelli ha inanellato una serie di film cult come “La bisbetica domata”, “Romeo e Giulietta”, “Storia di una Capinera” e “Un tè con Mussolini”, senza contare le splendide rappresentazioni teatrali de l' ”Aida”, “Il Trovatore”, la “Carmen” l' “Otello” e molte altre.
Definito da sempre un “personaggio scomodo”, il regista, che ama farsi chiamare Maestro, ha sempre difeso questa sua peculiarità, che lo rende un personaggio unico sia nel lavoro che nella vita.
Come quando un paio di anni fa, alla veneranda età di 88 anni, dichiarò pubblicamente di essersi prostituito per poter lavorare, ricordando quel momento come un'esperienza piacevole.
E poco importa se non ha mai dichiarato pubblicamente la propria omosessualità, se non ha mai voluto parlare dell'amore carnale che probabilmente lo legò per un periodo allo stesso Visconti e se, nella sua estrema e minuziosa ricerca del bello nell'arte, sia apparso ai più come un uomo superbo.
Zeffirelli resta uno dei pilastri del cinema italiano, di quell'arte che oggi nel Bel Paese non c'è più perché ridotta a “un gruppo di amici che fanno film tra di loro”, uno di quei personaggi che fanno bene alla nostra nazione, e che speriamo possa festeggiare anche i 100 anni con i suoi adorati cani, i suoi due figli adottivi, e quell'Italia cresciuta con le sue opere.