Come è nato “il Caso Vittorio”

Sono un appassionato studioso di triangoli amorosi.

Nell’autunno del 2002, per celebrare la mia passione per i triangoli amorosi sono andato al cinema con la mia ragazza (nb: in due) a vedere la versione restaurata di Jules e Jim. Una delle cose più belle di quel film è senz’altro la voce narrante: ha il tono compiaciuto di un entomologo che spiega il suo progetto di ricerca, non usa mai un aggettivo di troppo, prende scorciatoie concettuali spassosissime, e soprattutto: non ha nessun rispetto per le filosofie di vita dei personaggi, che vengono raccontate telegraficamente e senza prenderle sul serio. Le due ore nel cinema, bombardato da questo narratore disinteressato che non cercava di vendere allo spettatore uno stile di vita in cui identificarsi, mi misero una gran voglia di scrivere una storia delle ideologie e delle filosofie di vita che avevo avuto negli ultimi dieci anni, senza prenderle sul serio o cercare di venderle, anzi piuttosto irridendole. Naturalmente il gioco doveva valere anche per le mie inclinazioni filosofiche esistenziali attuali, altrimenti sarebbe stato disonesto.

Siccome però l’ispirazione era venuta da Jules e Jim, decisi di scrivere la storia delle ideologie e l’ennesimo triangolo amoroso. Comprai il libro di Roché. Ebbi l’idea geniale di rovesciare le parti e mettere due donne, Marta e Claudia, alla ricerca di Vittorio. Due mesi dopo, la mia ragazza, Giulia, mi regalò Le inglesi e il continente, un libro dello stesso autore di Jules e Jim, che parlava di un triangolo fra due donne e un uomo. A quel punto però avevo già scritto duecento pagine e sarebbe stato una follia smettere.

Scrissi i primi due terzi del Caso Vittorio prima di Natale, dopodiché rileggendoli caddi in depressione e partii per il Messico. (Questa qui suona veramente bene!). Tornato dal Messico più triste che mai (non è vero: il viaggio è stato stupendo e Giulia era tutta vestita colorata e anche guatemalteca), valutai il da farsi. Sarebbe stata la terza volta che lasciavo un romanzo dopo cento pagine. Il 2003 è stato un anno strano: per un sentimento fatalistico che non sto qui a spiegare, io e Giulia ci eravamo convinti che dovevamo viaggiare il più possibile, perché sarebbero state le ultime vacanze delle nostre vite o qualcosa del genere (profezia esatta: quest’estate non ho fatto le vacanze perché mi hanno chiamato il 4 agosto per il servizio civile rifiutando la mia domanda di dispensa per ragioni lavorative). Neanche tre settimane dopo il ritorno dal Messico siamo andati a sciare. Mi sentivo in colpa da morire: tutto quel vacanzeggiare senza combinare nulla. Mi ero laureato nell’estate del 2002, nessuno mi dava un lavoro e la mia laurea in Scienze politiche a che serve e così via lamentandosi. L’aria di montagna mi fece bene e tornato a Roma decisi di concludere l’opera, il che avvenne fra metà febbraio e metà marzo.

Quindi pedinai Christian Raimo, che conoscevo tramite amici, gli promisi dieci milioni per parlare entusiasticamente del mio libro a Cassini/Di Gennaro, e l’affare fu fatto con minimum fax.

Non un grande affare per minimum: io sono un feticista e sento un enorme bisogno di strofinarmi contro le pareti della loro sede a Ponte Milvio. Vado sempre a trovarli con delle scuse e mi sistemo lì. Martina molla delle bestemmie per inibirmi, Andreina mi fa delle prediche confondendomi con suo figlio Francesco, Costantino credo non abbia nemmeno capito chi sono. Comunque io mi aggiro fra le stanze e acquisto il loro intero catalogo perché mi piace leggere racconti.
(Nel 2001 Carver aveva dato una svolta alla mia vita: se lui era riuscito a rendere letterario il mondo in cui viveva, ce l’avrei fatta anch’io col mio oratorio celentanesco e i miei triangoli amorosi platonici da quattro soldi. Ritenendomi salvato da m. fax ho fatto come quei personaggi dei film che devono sdebitarsi e ti rompono i coglioni a vita perseguitandoti con la loro disponibilità non richiesta.)

Nonostante l’odio paternalistico che alcuni pezzi grossi della redazione nutrono per me, consiglierò adesso i libri che bisogna assolutamente leggere e che la minimum fax VENDE.
Essi sono (Carver e Nichel esclusi):

Telefono:085.8008513
Fax: 085.8002099
Viale Europa 23/25 c/o Blu Business Palace
64023 Mosciano Sant'Angelo (Teramo)