Stefano Sardo
L'America delle Kessler
Arcana, 2002
Mi si chiede di raccontare in 50 righe "L’America delle Kessler", il mio primo romanzo. Gesù. Mi si dilatano le pupille al solo pensiero, e diventano grandi quanto due bocce n°8 di una carambola a gettoni… Di che parla, dite? “Di niente”, è la prima risposta che mi sale alle labbra. Ecco perché mi sudano le mani. Non è una risposta socialmente spendibile, lo so. “Questa è una serie basata sul niente”, diceva Jerry Seinfeld della sua celeberrima (nonché omonima) sit-com, per la quale io, semi-clandestino in Italia, silenziosamente stravedevo. Ecco, parafrasando Seinfeld vi direi che “questo è un romanzo basato sul niente”, senza aggiungere altro, e resterei a osservare la vostra reazione con uno dei suoi sorrisi gaglioffi stampato in faccia. Solo che non la vedo esattamente vincente, ecco, questa strategia promozionale. Perciò consentitemi di ripartire da capo, cercherò di essere meno criptico, questa volta. Dunque, non vi è che una sola giornata della vita del protagonista, nel mio libro, e non è che sia una giornata campale. Certo, nell’esistenza di Tommy Scorza – è così che si chiama, lui – queste venticinque ore finiranno, in un modo o nell’altro, per risultare determinanti. Infatti ciò che succede in questo breve arco di tempo lo indurrà a riflettere seriamente sulla sua esistenza. E queste sue riflessioni, condite di flashback, libere associazioni e brani musicali a iosa, sono lì, sulla carta, a disposizione del lettore. Siamo nel 1995, in un paesino del Nord Italia. E’ il 22 dicembre, e, come nei natali dei telefilm, c’è una coltre di neve bianca che ricopre tutto. Tommy si sveglia tardi, martoriato dai postumi, come sempre dopo la laurea, e si appresta ad affrontare un altro giorno senza Lalla, il novantatreesimo consecutivo… Non posso certo indugiare troppo nello svelarvi quello che vi si trova, andando avanti nelle pagine.
Quel che posso dirvi è che ci sarà una cena a casa del funambolico Gerry, e ci sarà Alison, ricomparsa dal passato con il titolo di una canzone di Elvis Costello per nome, nel corso di questo tormentato, multietilico venerdì della sua vita… E ogni tanto, a intervallare la descrizione di questa stessa giornata, ci saranno i ricordi di un’estate del 1980, in cui il piccolo Tommy fu spedito in vacanza in Versilia, dai suoi cugini, una satanica coppia di gemelli tedeschi con un’ossessione pericolosa per la geografia. Sono loro, Simone e Samuel, “le kessler” del titolo. Niente a che fare, dunque, con la doppia soubrette dell’Italia della televisione in bianco e nero. Niente stacco di cosce vertiginoso, niente revival del varietà che fu, ma soltanto un agguerrito paio di mocciosi identici che seppero terrorizzare, molti anni fa, il piccolo Tommaso con i loro quiz geografici… Ho una passione per i romanzi coi titoli fuorvianti, perdonatemi se sono incappato in questo vezzo nell’assegnarne uno al mio primo. “Un romanzo di formazione in ventiquattr’ore”, mi è capitato di definirlo altrove, sbagliando, perché le ore sono quasi venticinque, come ho già detto. Dalle 11,14 del mattino alle 0,51 della notte, per l’esattezza.
Ogni capitolo è siglato dall’ora cui si riferisce e porta un poco più avanti – non troppo, evidentemente – la storia. Vi conviene spolverare la vostra collezione di dischi, peraltro, perché per ognuno di essi c’è un sottofondo ideale suggerito dall’Autore, una specie di consiglio per la fruizione, che rimanda alle scelte dei personaggi del libro. A beneficio di quel lettore che, solitario, pensasse di applicarsi alla lettura con tanta zelante ortodossia, le scelte musicali sono riassunte in coda al libro, nella “discografia”. Non credo di avervi saputo invogliare alla lettura, come confidavo in segreto prima di accingermi a parlarvene. Nemmeno so dire se ho reso giustizia come avrei dovuto al libro, con questa impacciata presentazione, né, infine – e questo sarebbe davvero il colmo – se ho raggiunto le 50 righe che mi sono state commissionate… Quello che spero solamente, se ancora avrete la curiosità di dedicarvi alla sua lettura, è che questa vi sia gradita, e vi strappi un sorriso, magari.
Nano-nano.