C'era una volta una Festa dedicata al Cinema ma anche alla Capitale, al pubblico che guarda i film con le aspettative più disparate, una Festa che univa i cinefili della prima ora con quelli più esigenti, gli imprenditori del settore con un sapiente mix di star internazionali e illustri sconosciuti.
Oggi quella Festa è diventata un Festival che ha perso la sua identità originaria, con tante idee controcorrente e ricercate che hanno dovuto fare i conti con una realtà troppo frenetica per poterle recepire e una struttura organizzativa rivelatasi fragile. Puntare su una scaletta volutamente autoriale ma non popolare (due identità che potrebbero tranquillamente coesistere se non addirittura coincidere) è stata una scelta coraggiosa, che però non ha portato i risultati sperati.
La settima edizione del Roma Film Fest, diretta per la prima volta da Marco Müller, non ha convinto né il pubblico (si parla del 25% di biglietti venduti in meno) né la critica, che ha letteralmente bersagliato ogni aspetto della manifestazione.
Film d'apertura e premi assegnati
Il primo passo falso è stato probabilmente la scelta del film d'apertura, caduta sul tagiko Bakhtar Khudojnazarov con Aspettando il mare, una pellicola interessante ma non forte al punto da attirare un numero di spettatori e giornalisti degno di un'anteprima mondiale.
Anche la scelta dei film premiati ha suscitato qualche perplessità e molte critiche: dall'anti-holliwoodiano Larry Clarck, aggiudicatosi il Marc'Aurelio d'oro con Mafia Girl, all'italianissimo Paolo Franchi, “miglior regista” con E la chiamano estate. Il premio più contestato è stato senza dubbio quello assegnato a Isabella Ferrari come “miglior attrice” per la sua interpretazione proprio nel film di Franchi, non molto apprezzata dal pubblico nelle sale. Miglior attore è stato invece Jeremie Elkaim, protagonista di Main dans la main di Valerie Donzelli. Convince di più la pellicola di Claudio Giovannesi Alì ha gli occhi azzurri, premiata come “miglior opera prima”, mentre stupisce la mancanza di riconoscimenti a Ramon Coppola con il suo Uno sguardo nella mente di Charlie Swann, dato per favorito dai pronostici pre-festival.
L'assenza di star internazionali, alcune delle quali annunciate come Quentin Tarantino e Billy Murray sono state compensate solo in parte dall'arrivo di Sylvester Stallone, che non è riuscito purtroppo a risollevare la situazione. Quella del 2012 è stata un'edizione da dimenticare insomma, anche a causa dell'insediamento del nuovo Direttore Artistico, avvenuta con diversi mesi di ritardo. Müller ha intanto confermato la sua partecipazione anche nell'edizione 2013, dunque non rimane che aspettare e sperare in un cambiamento di rotta.