Carl Craig il profeta della techno di Detroit

Dopo le incredibili serate, prodotte in collaborazione col RomaEuropa Festival, con V Jamm Allstarts e Sònar Sound, Microhouse ropone un altro appuntamento imperdibile: il dj set di Carl Craig. A quattordici mesi di distanza dalla sua prima apparizione romana, il profeta della techno di Detroit torna al Brancaleone per ribadire la sua lezioone sonora al pubblico di Microhouse.

L'unico dj-producer al mondo capace di conciliare la tradizione della musica afro-americana con i suoni del terzo millennio presenta a Microhouse il suo nuovo incantevole progetto musicale the Detroit Experiment, couadiuvato dai resident Dozzy, Rumi & Trodini e dalle videoproiezioni di DDG:

The Detroit Experiment

Che cosa hanno in comune Diana Ross, Curtis Fuller, Rance Allen, Les Baxter, Barry Harris, Hal Russell, Donald Byrd, Alice Coltrane, Temptations, Drexciya, Tommy Flanagan, Four Tops, Berry Gordy, Roland Hanna, Sonny Bono, Martha & the Vandellas, Parliament, Smokey Robinson, Frank Rosolino, MC5?
Sono tutti di Detroit, o attorno alla città hanno gravitato.

Dopo il successo di The Philadelphia Experiment (e di The Philadelphia Experiment Remixed), l'operazione si sposta infatti nella Motor City, per una saporita miscellanea di aspetti sonori della città, coinvolgendo diversi nomi interessanti – non quelli di cui sopra – che attraversano le generazioni e gli stili.

Il nome di riferimento è sicuramente quello di Carl Craig, uno dei padri assoluti della techno di Detroit [coloratissima, poco o nulla a che vedere con la squadrata omologa europea, ripescatevi il suo Dj Kicks…] e leader della Innerzone Orchestra, affiancato dal batterista Karriem Riggins e dal produttore Aaron Levinson, ma gli ospiti sono davvero tanti e graditissimi.

Per cavalleria citiamo subito due "signore" del jazz come la violinista Regina Carter e la pianista Geri Allen, che ci regalano anche un duetto un po' mieloso e vagamente jarrettiano, "There Is a God", che solo la notevole classe delle due strumentiste ci permette di perdonare.

Ma ci sono anche Bennie Maupin e Marcus Belgrave, il percussionista Francisco Mora Catlett, un ex-Parliament come Amp Fiddler e altri ancora, tutti ritrovatisi grazie a un invito aperto e felici di registrare assieme in libertà, tanto poi lo "zio" Carl ci mette le sue mani elettroniche.

Questa sorta di compresenza di diverse anime, una più marcatamente elettronica accanto, sovrapposta a climi da vecchio soul – e che diamine, nella città della Motown! – è piacevole e mai scontata, rassicura senza fare mai sentire nostalgici, spinge in avanti senza l'ansia del nuovo.

Carl Craig

Viene da Detroit la colonna musicale del terzo millennio. La città dei motori, della meccanica, dell'industria pesante, delle catene di montaggio, dell'alienazione da lavoro e delle sue folli vie d'uscita.

Non poteva che partorire una musica "estrema", come la techno, che effettivamente ha sconvolto i canoni della creazione e soprattutto della fruizione artistica, introducendo, parallelamente la feroce urgenza del "ballo", un'emotività inedita, profondamente fisica, nella musica suonata da macchine.

Carl Craig è uno dei più interessanti protagonisti della scena techno. Fin dal 1989, quando Craig inizia a collaborare col grande vecchio della scena techno di Detroit, Derrick May e inizia a sviluppare un suo personale approccio musicale. All'inizio Craig si nasconde dietro sigle (Psyche, 69, Paperclip People).

Poi le produzioni escono a suo nome, dimostrando i diversi stimoli artistici che si intrecciano nel suo modo di fare musica. dalla techno più minimalista alle colonne sonore di Ennio Morricone, dal funk cibernetico al jazz-soul, ciò che resta costante per Craig è la qualità.

Un fantastico remix per God di Tori Amos, del 1994, poi La Mute, l'etichetta dei Depeche Mode, lo mette sotto contratto: il risultato è Landcruising, uscito nel 1995, seguito poi dal formidabile More Songs About Food And Revolutionary Art (1997, edito dalla Planet E, l'etichetta personale di Craig), una struggente sinfonia digitale di geometrica dolcezza e malinconia.

Ma c'è anche un'altra strada da seguire nel percorso artistico di Craig: la Innerzone Orchestra. Si parla della formazione per la prima volta nel 1992 con Bug In The Bassbin (un brano di culto tra i pionieri della drum'n'bass inglese, tanto da essere ristampato nel 1995 dalla Mo' Wax di James Lavelle) e col tempo raduna attorno a sé le forze creative di Richie Hawtin (aka Plastikman), Matt Chicoine (Aka Recloose) e dei jazzisti Paul Randolph, Francisco Mora e Craig Taborn.

Il risultato è il sublime album Programmed, uscito nel 1999 per la Talkin' Loud di Gilles Peterson, un disco che mette insieme i digi-panorami abituali di Craig con il soffio del soul e degli strumenti acustici.

l’Intervista

Del suo percorso musicale e dell’ultima produzione discografica Carl Craig ha parlato con Andrea Lai:

Quando alla fine degli anni Ottanta la Ford andò in crisi e licenziò molti dei suoi operai, Detroit subì un forte contraccolpo. I figli di alcune famiglie colpite da quel trauma, reagirono inventando una nuova musica, sfiduciosa verso il passato e completamente votata al futuribile: la techno. Ispirata dal lavoro di quei pionieri, una seconda generazione di produttori di Detroit raccolse il suono della techno, rendendolo meno scuro.

Carl Craig era uno di loro quando nel 1989, appena diciassettenne, registrò il suo primo singolo portando la techno ad un nuovo livello. Anche se l’immaginario comune della techno ha i colori della Love Parade e il suono della cassa dritta senza pietà, Carl Craig parla di jazz e rivendica la matrice nera dell’elettronica:

"Quando si parla di techno – dice al telefono da Detroit – sembra che il suo lato robotico sia stato isolato da quello soul. Si corre a pensare al ritmo da "marcetta", piuttosto che ai suoi scenari più dilatati. La techno è nata dai neri ed è una musica complessa.

Eminem prende in giro Moby, dice che nessuno ascolta più la techno ed in effetti fa quello che fanno molti, cioè associare un personaggio alla techno, rendendola un’attitudine e non una musica. Poi, Eminem era alla serata che Jeff Mills ha fatto qualche settimana fa a Detroit…".

Proprio ascoltando un disco di Jeff Mills, viene da chiedersi cosa centri il jazz con la techno, ma Craig (discepolo di Mills) ha una spiegazione: "La relazione fra le due musiche è l’improvvisazione. Le mie produzioni nascono dal lasciar correre le idee, come accade per il jazz e per il blues".

Jazz, blues, soul suoni afro americani, eppure l’elettronica sembra essere diventata un patrimonio britannico: "La storia della musica inglese – commenta con tono ironico Craig – è derivata da quella americana. Rolling Stones, Beatles, Clapton… un po' tutti loro hanno rubacchiato dal blues americano. Anche la scena broken beat di Londra pesca chiaramente nel soul di Philadelphia. È solo un flusso di idee "storico", fra due continenti".

Questo flusso di idee, catalizza un interesse sempre maggiore, ma questo momento positivo dell’elettronica mostra dei lati oscuri ad un produttore d’esperienza come Carl Craig: "Purtroppo alcuni iniziano a fare musica elettronica per moda, per farsi un sacco di ragazze, altri per farsi un sacco di droga, altri perché credono di diventare ricchi, ma pochi pensano alla musica.

Questo fraintendimento, finirà per deludere i neofiti, sommergendoli di cloni. La storia è sempre la stessa: quando Elvis è uscito con il suo primo disco, tutti correvano ad imitarlo, nei modi più goffi. Lo stesso sta accadendo all'elettronica. Qualsiasi moccioso di dodici anni può fare musica quasi decente con il PC che la mamma gli ha regalato per natale e finire per intasare il mercato.

Qualche anno fa per fare elettronica c'era bisogno di investire soldi in macchine e campionatori. Questo scoraggiava i meno determinati. Ora, con la democratizzazione del computer, possono farlo tutti e c'è ancora qualcuno che fa i soldi su Elvis".

Ci sono momenti sofisticati e altri più pazzi. Non suona come una tipica compilation di Detroit, contiene una serie di brani che mi piacciono e che mi influenzano in questo periodo. Quando produco un album mi sento come se avessi un bambino e cercassi di insegnarli a diventare un uomo. Proprio come accade nella vita reale, un bambino/album crescendo, segue anche il suo cammino imprevedibile.

L'appuntamento con Microhouse 85 feat. Carl Craig è per le 23.00 di Sabato 6 dicembre in via Levanna, 9 – Roma – tel. 06.82000959  – ingresso 7 €.

Telefono:085.8008513
Fax: 085.8002099
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