Da Meltemi Novità di maggio e giugno 2003

In libreria dal 6 Giugno
Lessico della comunicazione
a cura di Alberto Abruzzese

Biotecnologie, Cyborb, Glocal, Interfaccia, Morphing, Postumano: quali parole definiranno il nuovo millennio?
Avanguardie, Canone Letterario, Famiglia, Intellettuale, Nazione, Rivoluzione Industriale: quali concetti saranno ancora validi nel prossimo futuro? Cultura di massa, Genere, Immaginario, Mercificazione, Sottoculture, Visibilità: quali direttrici seguirà l'evoluzione della società contemporanea?
Le "voci" di questo dizionario, scritte da Alberto Abruzzese e dai suoi illustri collaboratori, ci aiutano a orientarci nel linguaggio che parleremo e nel mondo in cui vivremo.

Dal 27 Giugno
Dire il canto. I gitani flamencos andalusi
Caterina Pasqualino
Alla scoperta del flamenco, ovvero come danza e canto "creano" una comunità.

In libreria da Giugno
Il senso del vedere. Pratiche sociali della significazione
Charles Goodwin
Traduzione di Antonio Perri

Esperto di conversazione, prima ancora che di comunicazione, Goodwin analizza le modalità di dialogo in particolari contesti professionali: la torre di controllo di un aereoporto, un tribunale, un laboratorio chimico, uno scavo archeologico, la location di una ricerca oceanografica. Una conversazione, però, non è soltanto uno scambio di informazioni di tipo linguistico, è fatta anche di gesti, sguardi e immagini dell'ambiente circostante: per spiegare questo intreccio di segnali nasce Il senso del vedere.

L'autore
Charles Goodwin insegna Linguistica applicata alla University of California di Los Angeles. Si occupa di analisi della conversazione, di etnografia della scienza e dell’organizzazione sociale del discorso in ambienti professionali. È autore, fra l’altro, di Conversational Organization (1981). Con Alessandro Duranti ha curato Rethinking Context: Language as an Interactive Phenomenon (1992).

Dal 30 Maggio
Etno-grafie: testi, oggetti, immagini
a cura di Setrag Manoukian

Noti antropologi discutono materiali e strumenti del lavoro etnografico.
Tra gli anni Ottanta e i Novanta l’etnografia è stata al centro della riflessione antropologica. Gli antropologi si sono interrogati sulla “cassetta degli attrezzi” che portano con sé nel lavoro di ricerca, hanno riflettuto sulle pratiche di scrittura e sugli effetti delle rappresentazioni. Queste considerazioni, insieme a un più generale ripensamento dello statuto antropologico delle scienze sociali, hanno identificato l’etnografia come una prospettiva di ricerca in grado di combinare l’attenzione per le procedure conoscitive con l’analisi di realtà sociali. Molto spesso, però, l’antropologo è portato a escludere dalla propria analisi elementi che non fanno parte del proprio modello di studio, ma che potrebbero invece essere significativi nell’ambito di un differente sistema culturale. Questo volume analizza il lavoro etnografico sottolineando come il rapporto tra l’antropologo e i suoi interlocutori sia attraversato e in parte determinato dalle pratiche di rappresentazione in cui entrambi sono coinvolti. Spostando l’attenzione sulla produzione, la circolazione e la ricezione di rappresentazioni e sottolineandone il carattere contestuale e concreto, il libro rilancia la necessità di un’etnografia dialogica, di un’analisi dettagliata delle diverse modalità rappresentative, di uno studio di testi, oggetti e immagini prodotti dalle culture che gli antropologi studiano ma, anche, di quel materiale prodotto dagli stessi antropologi che tali culture esaminano.

L'autore
Setrag Manoukian è ricercatore di Antropologia culturale presso l’Università di Firenze.

Gli autori
Ugo Fabietti, Dennis Tedlock, Roberta Colombo, Marc Oliver Gonseth, Tony de Bromhead, Vincenzo Matera, Mila Busoni, Barbara Tedlock, Silvia Barberani, Cristina Grasseni, Setrag Manoukian, Paolo Chiozzi, Claudia Mattalucci, Marco Biscione.

Dal 13 Giugno
Antropologia dell'occidente
a cura di Pietro Scarduelli

L'antropologia, nata in seno alla cultura occidentale, si confronta ora con etnie "ibride".

In libreria da Giugno
Figure del corpo
Jacques Fontanille
Traduzione e cura di Pierluigi Basso

Con Semiotica delle passioni, scritto insieme al proprio maestro A.J. Greimas, Jacques Fontanille aveva focalizzato l'attenzione sulla sfera dell'emotività. Con Figure del corpo, ancora inedito in tutto il mondo, il discorso si sposta sulla corporeità: un campo d'indagine finora trascurato dalla semiotica, indagato qui in chiave multidisciplinare, grazie al confronto con le teorie di Ricoeur, Husserl, Merleau-Ponty. L'analisi si serve dei materiali più disparati, dalle pagine di Proust e Claudel alle immagini di Godard e Von Trier, dai ready made di Duchamp fino a reportage fotografici e giornalistici.

In libreria dal 16 Maggio
Pallonate. Tic, eccessi e strafalcioni del giornalismo sportivo italiano
Pippo Russo

Appassionati di calcio? Tiepidi sostenitori? Osteggiatori palesi del bel gioco? Questo libro accontenterà tutti: potrete ridere dei (migliori) giornalisti sportivi e imparare da loro come (non) si scrive del pallone. Dall'autore della famosa rubrica omonima, pubblicata ogni giovedì e sabato su "il manifesto".

In libreria dal 6 Giugno
Radicalità o banalità del male? A partire da Hannah Arendt
a cura di Enrico Donaggio e Domenico Scalzo

L'attualità ci dimostra che l'origine del male nel mondo spesso nasce in quella "zona grigia" che divide la coscienza personale dall'agire sociale. E ancora che gli artefici del male spesso non sono geni di smisurata perfidia, ma anzi banali esecutori che mettono in atto le loro violenze nella "normalità" quotidiana. Prendendo spunto dalle riflessioni di Hannah Arendt, si rinnova il dibattito sulla morale.

L'autore
Enrico Donaggio è ricercatore presso il Dipartimento di filosofia dell’Università di Torino. È autore, curatore e traduttore di volumi e saggi, apparsi in Italia e all’estero, sulla filosofia tedesca contemporanea.
Domenico Scalzo è assegnista di ricerca presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Urbino. È autore di vari saggi di filosofia politica.

Gli autori
E. Vollrath, E. Donaggio, E. Traverso, P. Costa, P. Grassi, A. Aguti, R. Escobar, P. Kammerer, L. Alfieri, M. Osiel, D. Scalzo

In libreria dal 30 Maggio
Il paesaggio italiano
Arturo Lanzani

Viaggio nelle trasformazioni dell'assetto paesaggistico nostrano dagli anni '50 a oggi, con particolare attenzione a nuovi problemi insediativi quali la costruzione di aree commerciali e l'inserimento di nuove popolazioni immigrate.

In libreria dal 27 Giugno
Metropoli piccole
di Pepe Barbieri

"Metropoli piccole". Un’espressione che è quasi un nonsenso, una definizione che ribalta l’immagine che la letteratura, il cinema, l’arte ci hanno consegnato: quella della metropoli come gigantesco artificio, insieme denso, affollato di oggetti smisurati. Esiste invece una condizione metropolitana che si riconosce nei modi nuovi con cui sono utilizzate e percepite molte parti del territorio italiano. Nuove aree metropolitane nascono anche nelle province italiane, mescolando infrastrutture, campagne, centri antichi e nuovi. Sono metropoli piccole perché si confrontano continuamente con le misure raccolte del paesaggio italiano. Sono metropoli perché è metropolitana l’idea di spazio e di uso del territorio dell’abitante che le percorre. Le province italiane stanno diventando metropoli piccole, inconsapevolmente, senza il progetto di architettura. In questo testo si esplora la possibilità che il progetto possa svolgere un ruolo in questa trasformazione, traducendo i problemi della città contemporanea in risorse e occasioni per l’architettura. Ciò richiede un riesame e un rinnovamento degli strumenti del progetto soprattutto per comprendere come articolare una modificazione complessa che avviene in più tempi, da parte di una pluralità di soggetti, e in una molteplicità di proposte.

L'autore
Giuseppe Barbieri insegna Progettazione architettonica presso la Facoltà di architettura di Pescara. Ha coordinato numerose ricerche sui temi del rapporto tra architettura e trasformazioni urbane. È autore di diversi progetti pubblicati sulle principali riviste del settore. Ha pubblicato, tra l’altro: Il campus universitario di Chieti (1997), Tangenziale (1999).

In libreria dal 9 Maggio
Decalogo post-urbano: Trieste
di Maurizio Bradaschia
Valorizzare l'intero territorio urbano, non soltanto il centro storico: la sfida di Trieste.

In libreria dal 9 Maggio
Istituzioni di Filosofia morale. Dalla morale universale alle etiche applicate
a cura di Leonardo Casini e Maria Teresa Pansera

Un manuale completo per chi vuole approfondire a livello universitario i temi base della filosofia morale. Diviso in cinque parti, il volume si sviluppa come un'ampia carrellata sulle principali scuole filosofiche del pensiero occidentale, a partire dalla Grecia classica fino ad arrivare agli ultimissimi dibattiti sulla bioetica e su neoaristotelismo e postkantismo.

Questo volume nasce dall’esigenza di offrire agli studenti dei corsi di laurea triennale in Filosofia un primo contatto con le problematiche morali ed etiche. Alternando in modo equilibrato le parti espositive a quelle antologiche, il testo si articola in cinque sezioni: la prima, “Virtù e felicità”, analizza l’aporia etica nel socratismo, l’idea del bene e del vero in Platone, il concetto di virtù e di saggezza in Aristotele e l’etica stoica; la seconda, “Bene e male”, affronta il rapporto tra filosofia e religione, dal IIII al V secolo, nel pensiero di S. Agostino e di S. Tommaso; la terza, “Libertà e responsabilità”, parte da un esame dell’etica cartesiana per arrivare, attraverso il formalismo kantiano, alla riflessione hegeliana; la quarta affronta la “Crisi della razionalità” dall’opera decostruttrice dei “maestri del sospetto” fino a Heidegger e alla scuola di Francoforte; la quinta e ultima sezione, “Quali regole per l’agire?”, analizza la riabilitazione della filosofia pratica nel neoaristotelismo e nel neokantismo, le etiche della responsabilità, le più recenti teorie della bioetica e si conclude con uno sguardo prospettico sulla Torah e sul Corano.

L'autore
Leonardo Casini insegna Filosofia morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma Tre. Ha pubblicato, tra l’altro, Marcuse, maestro del ’68 (1981), La riscoperta del corpo. Schopenhauer, Feuerbach, Nietzsche (1990), Eros e utopia. Arte, sensualità e liberazione in Herbert Marcuse (1999). È autore di saggi su Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche, e sulla teologia contemporanea.

L'autrice
Maria Teresa Pansera insegna Antropologia filosofica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi Roma Tre. È autrice di numerosi articoli e saggi, tra cui ricordiamo le monografie: L’uomo progetto della natura. L’antropologia filosofica di Arnold Gehlen (1990), L’uomo e i sentieri della tecnica. Heidegger, Gehlen, Marcuse (1998), Antropologia filosofica (2001).

In libreria dal 13 Giugno
Scomunicare. Il quarto escluso della comunicazione alienante
Gian Piero Jacobelli

Quando la comunicazione non va a buon fine: strategie e rimedi alla cattiva interazione con gli altri.
Oggi si discute molto di "miscommunication", di comunicazione fallita, che tradisce le intenzioni. Ma le intenzioni di chi? Di chi comunica o di chi viene comunicato? Perché spesso, quando la comunicazione fallisce da una parte, riesce dall’altra. La riflessione sulla “retorica dei messaggi” ha una lunga storia, che privilegia talvolta chi non vuole farsi capire e talvolta chi non vuole capire. Sulla “retorica dei mezzi”, soprattutto in un momento in cui vanno diversificandosi, ma assimilandosi nella rete digitale, rimane invece molto da capire. Questo volume intende penetrare nell’ambito della cosiddetta “comunicazione alienata” – quella che dice troppo o troppo poco – che tende a escludere ogni implicazione dialogica e dialettica, a “scomunicare” l’interlocutore, illudendolo di stare comunicando. In questa prospettiva, anche le cosiddette comunicazioni di massa escono dall’equivoco di una comunicazione peculiare: ogni mezzo di comunicazione può essere ed è stato utilizzato per massificare chi sta dall’altra parte. Non a caso questa ricognizione si estende dal mondo classico, tra oralità e scrittura, alle attuali frontiere della realtà virtuale e si conclude ribadendo l’importanza dell’autentica conversazione, in quanto creazione di un discorso in comune, che si proietta nell’interesse di essere insieme.

L'autore
Gian Piero Jacobelli nella sua attività professionale ha affrontato da tutti i lati la piramide della comunicazione: come dirigente aziendale, comunicando; come consulente, suggerendo cosa comunicare; come operatore, realizzando importanti iniziative culturali, espositive ed editoriali, tra le quali l’edizione italiana (di cui è direttore responsabile) di Technology Review, la rivista del MIT che comunica l’innovazione. Il quarto lato (non “escluso”, ma rinviato) è quello accademico, in cui la comunicazione contribuisce alla conoscenza e da cui infine è nato questo libro.

In libreria dal 27 Giugno
Baro Romano Drom. La lunga strada dei Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals
Alexian Santino Spinelli

Gli zingari: storia, tradizioni, lingua, arte e cultura di un popolo variegato e antichissimo.
Questo volume intende sfatare cliché ormai consolidati, stereotipi negativi e luoghi comuni, e considerare gli zingari, o più propriamente la popolazione romaní, non un semplice oggetto di studio, ma una complessa realtà umana e culturale con cui confrontarsi. Il libro si divide in sei parti: la prima riguarda l’aspetto storico, dalla preistoria fino all’azione politica e sociale dei giorni nostri, ed evidenzia le strategie e gli eventi più significativi che hanno coinvolto la popolazione romaní nel lungo percorso dalle regioni a nord-ovest dell’India al mondo occidentale, attraverso la Persia, l’Armenia e l’Impero Bizantino; la seconda parte affronta l’analisi della popolazione romaní sotto il profilo demografico e dell’autodeterminazione, descrivendo quel mosaico variegato e ricchissimo formato dai diversi gruppi e dalle diverse comunità; la terza concerne gli aspetti socio-economici generali; la quarta la lingua romaní; la quinta si occupa della cultura romaní intesa in senso antropologico e l’ultima concerne l’arte romaní nelle sue principali espressioni.

L'autore
Alexian Santino Spinelli è un affermato musicista, compositore e docente di Lingua e cultura Romaní all’Università di Trieste. Tra i suoi lavori: la raccolta di poesie Romanipé (1994), il saggio antropologico Princkarang (1994), l’antologia Baxtaló Dives (2001), i cd Gijem Gijem (1997) e Romano Drom (2002), distibuiti a livello internazionale. È presidente Nazionale dell’Associazione Culturale Thèm Romanó, membro del Gruppo pedagogico per la scolarizzazione dei bambini rom e viaggianti, membro del Parlamento della Romani Union Internazionale.

In libreria dal 6 Giugno
Àgalma n. 5 – Magnificenza e mondo classico

Alla riscoperta della "magnificenza", una nozione radicata nel mondo classico, ma soppiantata nella modernità dalla volgarità del lusso.
Numero monografico della rivista «Ágalma». Tra le nozioni estetiche che hanno intrattenuto un rapporto stretto con la vita economica e sociale, la magnificenza è stata quella più trascurata. Non si tratta di un termine generico, ma piuttosto carico di una pregnanza teorica e artistica che si è pienamente manifestata nell’età classica. La sua storia e la sua natura tocca alcune corde profonde della sensibilità occidentale, quali la richiesta di riconoscimento, la relazione tra dimensione estetica e istanze etiche e politiche, la lotta per l’egemonia tra diversi ceti e gruppi sociali, la competizione per il primato tra le varie parti del sistema delle arti. La magnificenza appare così come un campo di battaglia in cui si affrontano non solo i vari modelli di differenti culture, ma anche quelli operanti all’interno di ogni singola cultura. Il presente lavoro prende in esame i momenti fondamentali della formazione di questa nozione nel mondo classico, cominciando dalla magnificenza filosofica che da Platone è stata strettamente legata alla speculazione filosofica. Accanto ad essa, tuttavia, c’è anche una specie di “magnificenza nera”, cioè rivolta verso il male, che è stata impersonata da Alcibiade. Nell’opera degli storici (Erodoto, Senofonte) la magnificenza indica lo splendore in grande. Aristotele accentua invece l’aspetto etico della nozione, dando inizio a un movimento di interiorizzazione dell’eccellenza filosofica che si radicalizzerà nelle filosofie ellenistiche. Grandissima l’importanza della magnificenza nel mondo romano, in cui diventa simbolo e chiave della lotta per il potere. Successivamente essa diventa un termine specifico della critica d’arte, applicato all’architettura da Vitruvio e molti secoli dopo da Piranesi, l’ultimo autore in cui la parola conserva il suo significato antico, prima di essere soppiantata dalla volgarità del lusso.

In libreria dal 6 Giugno
Gomorra n. 5 – Roma

Ruolo politico e interessi di mercato: dalla città-simbolo dell'era facista allo "shopping-mall" all'aria aperta degli anni '80/'90.
La questione Roma rappresenta la naturale evoluzione della riflessione iniziata nel numero precedente della rivista, Il progetto [è] politico. Le categorie – Stato, politica, mercato – attraverso le quali è stato suddiviso il tema possono funzionare come chiave di lettura di questa città, perché Roma presenta una stratificazione eccezionale rispetto alle stesse categorie: la funzione simbolica della città nello Stato fascista; il passaggio da città a metropoli, negli anni Sessanta e Settanta, quando al massimo dispiegamento della politica si rispondeva con il massimo della conflittualità sociale; la vicenda della periferia romana che, con la sua cultura e la sua illegalità, è esempio unico di come una periferia possa incidere in maniera determinante nei cambiamenti culturali e politici di una grande città; la trasformazione del suo centro storico in un grande shopping mall negli anni Ottanta e Novanta. Ma la rivista vuole domandarsi anche perché, a livello di progetto urbano e architettonico, Roma si sia fermata agli anni Trenta (o forse Settanta), e perché l’unico progetto vincente per questa città sembra essere quello del restauro e della conservazione che ha relegato questa città a vivere come un museo o una chiesa all’aria aperta

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