Gianni Barbacetto – “Campioni d’Italia”.

Gianni Barbacetto

Giornalista coraggioso e scomodo per le sue inchieste sulle eterne, italiche “storie di ordinario malaffare”, inviato del settimanale “Il Diario”, Gianni Barbacetto ha anche recentemente pubblicato, assieme a Marco Travaglio e Peter Gomez il vendutissimo “Mani Pulite – La vera Storia”.

L’Italia è una “Repubblica delle banane”? La domanda è stata posta perfino dall’autorevole settimanale britannico The Economist. Invece di ribattere con un tranquillizzante no, o con un troppo semplice sì, si può cercare di articolare una risposta più argomentata: raccontando alcune storie. È quello che fa “Campioni d’Italia”, libro che riunisce le storie di una quarantina di personaggi italiani: “campioni” in senso sportivo, uomini d’eccellenza nella loro propria specialità – affari, politica, criminalità…; ma “campioni” anche nel senso di reperti di un grande, sterminato campionario nazionale di facce e di vicende. Flavio Briatore e Vittorio Emanuele di Savoia, Licio Gelli e Giancarlo Elia Valori, Enrico Cuccia e Raul Gardini, Roberto Formigoni e Paolo Berlusconi, Claudio Scajola e Giuseppe Pisanu. E poi Gianni Versace, Marcello Pera, Primo Greganti e tanti altri, politici e affaristi, faccendieri e mafiosi, conosciuti e sconosciuti volti della storia recente d’Italia. Storie esemplari o bislacche o repellenti di italiani noti, notissimi o sconosciuti, ma che comunque disegnano il profilo di un curioso Paese, dove l’illegalità è considerata la carta giusta da giocare nella partita per il successo.

Le storie dei “campioni” si raggruppano in tre gallerie, che delineano i tre grandi sistemi dell’illegalità italiana: la corruzione politica (“Mani pulite è finita”), la criminalità organizzata (“La mafia non c’è più”), l’eversione politica, di destra, di sinistra e di Stato (“Innocenti eversioni”). Altro che banane: l’Italia è l’unico Paese dell’Occidente in cui convivono un radicato sistema della corruzione, potentissime organizzazioni criminali e una vicenda eversiva mai chiarita fino in fondo. L’anomalia Silvio Berlusconi, allora, è l’ultimo atto di una storia di anomalie, di una vicenda d’illegalità che viene da lontano. Il libro si chiude dunque con un diario (“Il fattore B”) dei primi cento giorni del governo Berlusconi, campione dei campioni d’Italia: i primi passi del regimetto suadente che si è installato in Italia.

I fili che uniscono personaggi diversi, storie differenti, ambienti disparati, passato e presente sono sorprendenti: c’è qualcosa che assomiglia a una coazione a ripetere, o a una pulsione da serial killer. Uno spirito cattivo che fa ammirare la furbizia e disprezzare la legalità, in questo Paese senza rivoluzione borghese, senza riforma protestante e senza una destra degna di questo nome.

Nessun campionario è completo, nessun catalogo può pretendere di risultare esaustivo, nessuna mappa dell’impero è mai ricca quanto l’impero. Ma i campioni d’Italia appaiono un grande coro di facce e di storie italiane, di furberie, codardie, porcherie, illegalità. E qualche eroismo.

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