
Lo scrittore cinese, Premio Nobel per la Letteratura 2012, nasce a Gaomi il 17 febbraio 1955, è fra gli autori più letti e conosciuti in Cina.
Mo Yan è uno pseudonimo letterario, i cui ideogrammi si traducono in italiano come “non parlare”, il vero nome dell'autore e sceneggiatore cinese è infatti Guan Moye. I suoi romanzi sono tradotti in Italia dalle case editrici Nottetempo ed Einaudi, fin'ora ha pubblicato in Italia sette romanzi e sono ancora in fase di pubblicazione molteplici raccolte di racconti.
Il suo tema ricorrente, o leit motiv che guida la scrittura e le trame, è la storia del suo paese, la Cina, dagli albori contadini fino all'ingresso nelle società più capitalistiche. Il passaggio è descritto in maniera leggera con uno stile che accoglie molti passaggi che si avvicinano al fantastico e alla mitologia, senza per questo diminuire né in forza narrativa né nella veridicità dei contenuti. Il suo stile proprio per questo motivo è definito dalla critica “realismo fantastico” (o realismo magico), perchè in un contesto reale e geograficamente certo Mo Yan inserisce spesso elementi magici o sovrannaturali che immergono il racconto in una dimensione differente che abbraccia il fantastico e il meraviglioso e li lega saldamente allo scorrere del tempo e allo spazio reale.
Tutti i romanzi
Fra i romanzi che è possibile leggere nel nostro paese, possiamo elencare Sorgo rosso (Einaudi, 1994); L'uomo che allevava i gatti e altri racconti (Einaudi, 1997); Grande seno, fianchi larghi (Einaudi, 2002); Il supplizio del legno di sandalo (Einaudi, 2005); Le sei reincarnazioni di Ximen Nao (Einaudi, 2009) e Cambiamenti (Nottetempo, 2011).
Mo Yan in Italia
Mo Yan è stato in Italia un paio di anni fa, ospite del festival letterario “L'Isola delle Storie” che si svolge tutte le estati nel piccolo centro sardo di Gavoi. Autore ancora poco noto nel nostro paese, ha scritto dei romanzi che affrontano temi fondamentali per la cultura cinese, e si muovono fra la tradizione e il nuovo che avanza e che trasforma ogni società, anche quella più restia all'apertura verso l'esterno come lo è stata per secoli la società cinese.
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