È l’opera più importante di Comenius, ossia di Jan Amos Komensky (1592-1670), il fondatore della pedagogia moderna: un organico trattato in cui sono esposti i fini universali dell’educazione, i criteri e i metodi della sua organizzazione secondo i gradi del processo formativo e le varie discipline del curriculum degli studi.

Il fulcro della concezione del Komensky  è l’ideale “pansofico”, ossia l’aspirazione ad «insegnare tutto a tutti, interamente», espressione con la quale egli intende che tutti devono poter accedere alla conoscenza dei fondamenti del sapere in ogni branca, e ai suoi significati spirituali. L’insegnamento è dunque aperto alle bambine e perfino alle persone handicappate; i governanti hanno il dovere di consentire l’istruzione anche ai poveri. Educare presuppone per Comenius una chiara coscienza dei fini e del metodo dell’insegnamento; egli stabilisce perciò un regolato programma di studi in più cicli, di difficoltà progressiva ma affini nei metodi, e una precisa distinzione fra le discipline che devono però conservare un rapporto di connessione e reciproca integrazione. Altri spunti modernissimi sono l’idea di una didattica che coinvolga attivamente l’alunno e il nesso fra immagine e parola nello studio delle lingue.

Il testo è preceduto da un’introduzione di Giuseppe Lombardo-Radice, che tratteggia la personalità, la cultura, le idee di Comenius. La traduzione di Vincenzo Gualtieri, condotta sull’edizione critica di  Friedrich Karl Hultgren, è ancora oggi quella di riferimento per i lettori italiani.