Cosa spinge quattro amici ad abbandonare i loro impegni quotidiani e le loro famiglie per un po’ per dedicarsi anima e corpo ad un viaggio senza meta, “non organizzato”, a bordo di uno scalcinatissimo furgoncino già mezzo di trasporto di una ditta di formaggi?
Difficile da capire. Probabilmente alla base di tutto c’è una persistente voglia di non crescere, di non affrontare un “impegnativa normalità”, meno divertente certo di un’eterna, inquieta adolescenza fatta di eccessi e di decisioni istintive e gaudenti.
Solo, che racconta le avventure del quartetto, è perennemente in ambasce perché soffre di complessi di inferiorità nei confronti dei genitori, entrambi illustri critici; Blas, perennemente in sovrappeso, si illude di conquistare donne che in realtà lo considerano solo “una spalla su cui piangere”; Claudio, donnaiolo riconosciuto del gruppo, mette continuamente alla prova il suo virile fascino; Raul, l’unico sposato, con due figli gemelli ed una moglie abilissima nell’infliggergli tremendi complessi, è diviso tra la voglia di godersi la vita e l’attaccamento alla sua famigliola.
Tutti hanno necessità di evadere, nessuno probabilmente avrebbe davvero voglia di ritornare alla normalità, magari il viaggio durasse una vita! Trueba, con la consueta eleganza ed il solito humour sdrammatizzante (ma non troppo..) qui va ad indagare l’animo umano di insofferenti e sempre troppo reattivi giovanottoni a caccia di avventure che non ne vogliono proprio sapere di mettere la testa a partito.
La lettura è divertente, la storia intriga, il ritmo è più che buono. Si può riflettere sorridendo più o meno amaro…
Autore: David Trueba
Editore: Feltrinelli
Pagine: 214