Una vicenda politica e la città di Trieste fanno da sfondo a un testo che affronta, più in generale, il tema dell’architettura dalla grande alla piccola scala, il ruolo delle infrastrutture, l’ambiente, la mobilità, la globalizzazione e i nuovi scenari prefigurabili dall’imminente ampliamento dell’Unione Europea.
La città è insieme il luogo della massima concentrazione dei conflitti, ma anche della massima concentrazione di speranze ed eventi. Come tale, è il fulcro del lavoro dell’architettura, ma anche l’emblema, lo specchio del suo grande disagio. La sperimentazione su di essa, sia in forma teorica che applicativa, cerca, nelle pagine del testo, di ristabilire un ruolo di centralità per l’architettura rivolto al cambiamento, al miglioramento generale.
Partendo da temi disciplinari generali, il libro propone una “nuova” lettura urbanistica della città, considerata, secondo un programma globale di sviluppo, nel suo complesso, e non esclusivamente per il suo centro storico: anzi, particolare attenzione è dedicata alle aree dismesse e da riconvertire, a quelle urbanizzate ma abbandonate a se stesse. La proposta è quella di applicare, ancora, quel “modello” di città policentrica tanto decantato, ma mai attuato, piuttosto che promuovere uno sviluppo delle aree centrali e dei cosìddetti “salotti buoni”, efficaci strumenti di immediato consenso politico, ma insufficienti e inadeguati a predisporre la città a un effettivo, generale miglioramento.
Autore: Maurizio Bradaschia
Editore: Meltemi
Pagine: 144