L’obiettivo di analisi di questo libro è la fattibilità del progetto: "L’ Oasi Village" progetto che sarà gestito da un’associazione ad hoc creata denominata “La Coccinella” che opererà in rete con altre associazioni operanti nel settore socio assistenziale ed intenderà fornire servizi ludico ricreativi nello specifico, rivolti ai minori.
Per raggiungere questo obiettivo innanzitutto nel primo capitolo, si affronta l'evoluzione del settore dei servizi sociali e della figura dell’Osa, in particolare nell’accezione di animatore sociale, mentre nel secondo capitolo è possibile notare come l'autrice faccia un analisi sulle attività della neo costituenda cooperativa sociale Coccinella e sul progetto che intenderà gestirefino ad arrivare al terzo capitolo dove verrà analizzata la fattibilità del progetto (punti di forza e punti di debolezza….).
L'autrice afferama:
" La motivazione che mi ha fatto inoltrare in questa minuziosa ricerca è stato il bisogno di rappresentazione, la volontà di fare teatro, anche nel senso tradizionale, per poter avere delle cose da raccontare e da esporre agli altri coinvolgendoli con la mia oramai passione lavoro. Questo è appunto uno dei motivi che mi ha spinto ad andare avanti ed a coniugare ed amalgamare insieme e definitivamente l’ amore per il sociale con quello teatrale, con lo spirito, sempre in crescita formativa, adatto alla circostanza: scrittrice ricercatrice da un lato, teatrante dall’ altro.
Dove il linguaggio si è rivelato un magma in continua evoluzione, imparando innanzitutto a pormi, anche se questo non si ottiene mai definitivamente, discutendone qui, con un progetto che presenta molte sfaccettature, (un progetto già esistente ma che necessita di ampliarsi ed integrarsi con altre strutture), ma che innanzitutto nasce come una forma pretestuosa di arricchirsi personalmente e di arricchire gli altri.
Non ho scoperto niente di nuovo, ho solo fatto una sintesi dei percorsi sociali utili ad un nuovo indirizzo propedeutico che nasce dalla necessaria e innovativa formazione socio sanitaria, che nasce nell’ ambito delle politiche di Welfare, per cui unitamente alla crisi d’ intervento pubblico, ha portato alla comparsa di attori istituzionali nuovi, come tutte le imprese e cooperative sociali.
Oggi più che mai questa impresa deve mostrarsi competitiva, offrendo migliori e maggiori servizi, rispetto alla concorrenza, ecco che diventa necessario affrontare una nuova spinta propulsiva nel settore socio sanitario, anche perché il problema di debolezza strutturale interessa chi sostiene l’associazione le figure che si delineano nel sociale.
L’educatore professionale ha funzioni di partecipazione al progetto educativo diretto all’infanzia , all’handicap e alla famiglia, mentre l’animatore ha funzioni di consulenza per le attività di animazione e socializzazione ed è responsabile delle attività assistenziali, con mere funzioni di assistenza di base.
Molto hanno fatto la presenza costante e la mia capacità di stare con gli altri, di parlare ma anche di ascoltare con rispetto, di confrontarmi con chiarezza e sincerità, di accettare i miei limiti con serenità, senza mai voler strafare. Il mio compito principale era quello di favorire la socializzazione, osservare, ascoltare, sorvegliare i giochi liberi e organizzare i giochi guidati, cercando di evitare litigi e ribadendo che è meglio partecipare che vincere.
Può sembrare strano, ma questo è un insegnamento che i bambini sono in grado di afferrare al volo: alla fine di ogni gioco, a prescindere dal risultato, erano sempre pronti a festeggiare insieme, abbracciandosi e stringendosi le mani. Anche in un ambiente come questo, però, oltre al gioco emergevano problemi che mi hanno fatto capire che l’Operatore Socio Assistenziale, oltre a svolgere funzioni di controllo e promozione delle attività, deve saper entrare in sintonia con i sentimenti, gli affetti e le emozioni e saperle gestire, con pacatezza, equilibrio e costante coerenza, soprattutto quando le paure, i dubbi e le ansie sembrano prendere il sopravvento.
La ludoteca mi ha messo di fronte a realtà che conoscevo solo perché lette sui giornali o viste in televisione. Ho conosciuto violenze, abusi, sfruttamenti e trascuratezze, ho percepito la sofferenza e il dolore di soggetti indifesi che subiscono tanto orrore dagli adulti o, peggio ancora, da genitori, parenti e amici, persone che dovrebbero amarli e invece li colpiscono e li umiliano, causando danni a volte irreversibili, che limitano lo sviluppo del minore e spesso ne compromettono l’esistenza. In questi casi, che il più delle volte è difficile far emergere in tutta la loro gravità, l’OSA deve sapersi accostare al minore, sostenerlo incondizionatamente e collaborare con gli altri professionisti coinvolti nel servizio al fine di trovare le giuste risposte alle sue domande di aiuto.".