Il nuovo romanzo (autobiografico) di Edoardo Albinati edito da Mondadori.
Vita e morte di un ingegnere è un libro sincero, già dal titolo si intuisce un percorso interiore, che si dipana fra le pagine con una scrittura asciutta ma non priva di sentimento. Questo perchè l'ingegnere del titolo ha un nome e un cognome, e quest'ultimo è Albinati. L'autore non nasconde infatti che l'uomo descritto, fra finzione e memoria, è suo padre.
Il libro è rimasto a lungo nel cassetto di Edoardo Albinati, che lo scrive nel 1991, poco dopo la morte di suo padre. Lo scrive per un'esigenza interiore, forse per elaborare in qualche modo il lutto profondo e il vuoto che lascia la morte di un genitore, anche quando ha un carattere difficile, dei lati che rimangono, per lungo tempo, nascosti a un figlio. Eppure queste sfaccettature del carattere sono quelle che la patina del tempo rende più vivide e il cui ricordo permane maggiormente nella memoria.
Decostruzione e ricostruzione
Il ritratto dell'ingegner Albinati che emerge fra le pagine del libro è quello di un uomo che non si lascia andare a facili sentimentalismi, come dice l'autore stesso, che non ha mai abbracciato suo figlio. Eppure anche il continuo cercar di migliorare la propria situazione economica, l'andare avanti nonostante le difficoltà e gli ostacoli che la vita e gli eventi mettono davanti al suo percorso, il percorso verso l'affermazione della sua professionalità sono caratteristiche che dimostrano che lo scopo di tutte le azioni della vita sono in fondo un modo di amare profondamente la famiglia. Per questo l'autore ha bisogno di scomporre i vari “capitoli” della vita di e con suo padre, per ritrovare un senso a quella storia reale che è stata la vita e la morte di un ingegnere, di suo padre.
Autore: Edoardo Albinati
Editore: Mondadori
Pagine: 150