Cosa significa vivere alla frontiera fra due stati e sentire di appartenere a due etnie storicamente in conflitto? "Chi sono io, se mia madre mi dice che sono greco e mio padre invece prova a fare di me un macedone?".
Il temine Macedonia divenne agli inizi del Novecento sinonimo di confusione, di miscuglio inestricabile di culture e appartenenze. Cos’è rimasto di quel miscuglio dopo un secolo di pulizie etniche, purificazioni nazionali, deportazioni e fughe? Gli stati dei Balcani sono riusciti a uniformare le loro popolazioni, oppure sotto l’apparente omogeneità cova ancora una differenza radicale, che attraversa ogni singolo paese?
Attraverso un attento lavoro etnografico condotto nell’estremità occidentale della Macedonia greca, Piero Vereni ha ricostruito il senso di appartenenza di una comunità di confine, greca per passaporto, slava per cultura e lingua, oggi anche cosmopolita dopo duecento anni di emigrazione. Come si può essere fedeli cittadini del proprio stato se non se ne condivide la cultura “ufficiale”? Una domanda, quindi, sorta in contesto “locale”, ma che oggi sollecita la risposta di ognuno di noi, qualunque sia la nostra appartenenza: ci si può sentire membri di una comunità nazionale senza condividerne tutti i valori? Si può amare la Patria senza rinunciare a criticarla? Un’etnografia che riconosce dunque esplicitamente la sua natura anche metaforica, un caso apparentemente lontano che può aiutarci a riflettere su un tema emergente del dibattito politico nazionale.
Autore: Piero Vereni
Editore: Meltemi
Pagine: 239