La filosofia della natura nel De incantationibus di Pietro Pomponazzi è un’opera che vuole ristabilire il corretto rapporto tra il “Peretto mantovano” – così era chiamato Pomponazzi a causa della sua statura – e il contributo della pensiero filosofico nell’affermazione di una visione della natura nuova e lontana da fatalismi e influenze occulte.
Sì, perché l’impronta di non originalità che si è voluta attribuire al Pomponazzi ha decretato la sua uscita dall’Olimpo degli innovatori, relegando il mantovano alle solite due pagine del grande mare del macro tema che porta il titolo di “Aristotelismo Rinascimentale”. In realtà è pensatore che andrebbe studiato e rivalutato quanto meno per la sua vicenda intellettuale che, se letta a confronto con quanto accadrà a Galileo Galilei, ci aiuta a capirne l’importanza e il peso specifico. La formazione patavina lo porterà, infatti, a leggere, conoscere e interpretare Aristotele, ma ben presto la sua lettura dello Stagirita lo spingerà in direzione ostinata e contraria. La sua non sarà, comunque, una ribellione eclatante come quella di Galilei – ma l’epoca sarà allora diversa – ma di certo significativa per comprendere quanto il gesto dell’abiura galileiana, ma soprattutto l’atteggiamento della cultura dominante (Aristotelismo e Chiesa), siano una reazione e un colpo di coda violento che però segneranno la fine di un’epoca e, soprattutto, la messa in crisi dell’autorità e dell’autorevolezza di un’intera tradizione.
Quale figura di pensatore emerge, allora? Quella dell’iniziatore, del capofila di un atteggiamento filosofico razionalista che condurrà alla nascita del moderno pensiero scientifico.
Autore: Luca Cremonesi
Editore: Gilgamesh Edizioni
Pagine: 68