L’Occidente ha fondato i linguaggi del potere e della scrittura sul modello del mito platonico della caverna, secondo cui la conoscenza è un faticoso cammino di astrazione dall’ingannevole esperienza sensibile.
Tuttavia, la cultura delle nuove tecnologie, della rete e dei consumi mette in crisi tale modello, richiedendo una continua performatività dell’esperienza in una risposta immediata all’impatto con l’altro, che trasforma e produce non più oggetti, ma processi. Nel racconto evangelico della Trasfigurazione Luisa Valeriani individua un modello di modalità cognitive, espressive e comportamentali che, a differenza del paradigma platonico, consente di avvicinare e comprendere l’esperienza attuale della cibercultura.
Seguendo il filo rosso della Trasfigurazione, l’autrice rintraccia nelle espressioni artistiche del Moderno la crisi di un ordine formale fondato sulla separazione tra soggetto e oggetto: già da Caravaggio, e poi attraverso i mistici e le avanguardie, soprattutto con Duchamp, l’opera d’arte si trasforma in dispositivo. E dispositivi, trasfigurativi e comunicativi, risultano oggi non solo Bill Viola e Marina Abramovic, Vanessa Beecroft o Ciriaco Campus, ma anche tutti i bricoleurs che introducono creatività nelle loro pratiche di consumo.
Autore: Luisa Valeriani
Editore: Meltemi
Pagine: 287