Khadija e Malika, cugine, si ritrovano nella casa della loro infanzia in occasione delle nozze di un familiare.
L'incontro e i preparativi della cerimonia sono occasione di ricordi, rimpianti, rivisitazione del passato con lo sguardo del presente. La storia della grande famiglia e insieme delle due protagoniste scorre così attraverso il flusso dei loro pensieri e i colloqui da cui traspaiono le sofferenze e le ribellioni. Ritrovando le emozioni dell'infanzia e della giovinezza, le due giovani donne si rispecchiano malinconicamente nel passato amato/odiato della grande casa, all'ombra del nespolo.
L'autrice, con una scrittura poetica che coglie la realtà attraverso le emozioni, supera la semplice testimonianza e ci regala uno sguardo sul 'femminile' in un raffinato testo letterario.
"È un quadro molto preciso della società marocchina tradizionale di Fes. L'importanza del raduno familiare in occasione di un matrimonio fa dire all'autrice che "ridere è forse una maniera pubblica di piangere". Il romanzo è costruito attraverso le voci femminili, la madre, le zie, e soprattutto attraverso il monologo di Khadija, che osserva questa società in cui 'l'avidità corrode i cuori'. Le tradizioni si perpetuano, anche se il paese cambia. Y.C. dice la sua collera con parole crude." (Tahar Ben Jelloun, Le Monde 1999)
In un mondo proteso verso un futuro modellato sui costumi occidentali, soprattutto per quanto riguarda le mode e i consumi, ma, in realtà ancora ripiegato su tradizioni e superstizioni del passato, qual'è il ruolo della donna?
Attraverso una serie di anedotti familiari, fiabe, resoconti di esperienze personali, ce lo spiegano Lalla Rita, Khadija, Malika, Selma e altre figure femminili che mettono in evidenza il divario tra vecchie e nuove generazioni e, al tempo stesso, i legami profondi che non si possono spezzare.
Su tutte regna sovrana Aisha, la zia sacrificata sull'altare della predilezione paterna, come la mula bianca del racconto di Lalla Rita. Aisha, regale e solitaria, disperatamente sola all'ombra del nespolo, ma troppo dignitosa e altera per esprimere i terrori che l'assalgono ogni notte, è sicuramente il personaggio chiave di questo universo; tuttavia questa chiave non apre alcuna porta né fornisce spiegazioni evidenti e qui risiede la complessità del personaggio e del libro intero. Il divorzio di Khadija e il matrimonio di Said, suo fratello, sono soltanto le "micce" che innescano un'esplosione di riflessioni, introspezioni e indagini psicologiche: l'occhio disincantato di Malika, la più "occidentale", ne mette a nudo le contraddizioni in modo quasi spietato.
La vivacità delle descrizioni e la poesia delle immagini si fondono in uno stile assai originale, in cui narrazione e dialogo si intrecciano senza soluzione di continuità. Quando le contraddizioni della vita si affacciano alla coscienza della protagonista, il ritmo si fa incalzante e il lettore si ritrova di fronte a una verità che trascende il limite di una vicenda privata e persino quella del mondo che le fa da cornice. Al di là di tutto il dolore, di tutta la sofferenza, esiste tuttavia una speranza: "il canto che senti talvolta al calar della sera, quando ti sembra di non sperare più in niente, ma il tuo cuore è ancora puro, è il canto del nespolo".
Autore: Yasmine Chami
Editore: Il Leone Verde
Pagine: 108