Nel caldo torrido dell’estate cilena, Carmen Lewis Avila, scrittrice di grande successo, scompare. Dopo che la polizia ha archiviato il caso, Rosa Alvallay viene incaricata di ritrovarla.
Rosa è una di quelle persone "il cui nome non è mai apparso sui giornali": non ha niente di particolare, ha superato i cinquanta, classe media, un divorzio alle spalle, qualche anno di tiepida lotta per il socialismo, l’esilio in Messico con il marito seriamente impegnato e compromesso, poi il ritorno in Cile, la professione di investigatrice, pochi amici, grandi delusioni.
Eppure, nonostante questa sua apparente mediocrità, capisce con immediatezza che l’unica via per ritrovare la scrittrice passa per la lettura dei suoi romanzi, intesi come mezzo per decifrare gli animi, come specchio di pulsioni represse. Ed è attraverso queste letture che emerge il personaggio di Carmen. Figlia di una cilena e di un americano, hippy itineranti finiti a vivere in India, è istintiva, innocente, a disagio nel mondo. Innamoratasi di una serie di uomini impossibili o sbagliati, cerca di esorcizzare la vita scrivendo polizieschi fino all’incontro e al matrimonio con Tomas Rojas, rettore universitario, uomo-certezza, uomo-rifugio.
Ma l’insoddisfazione, l’inadeguatezza, la nostalgia della vera passione corrodono lo spirito e a un certo punto la voglia di rigenerazione diventa insostenibile. Con un coraggio che non pensava di possedere, Carmen s’inventa un’altra vita e fugge, arriva in Messico, in una casa dipinta di blu come nei suoi sogni, e ricomincia da capo. Pur consapevole della notorietà che la soluzione del caso le porterebbe, Rosa decide di rispettare la scelta di isolamento e anonimato della scrittrice e, di ritorno dal Messico, butta via le prove, le interviste, tutti i documenti raccolti. Vince così la solidarietà tra donne.
Autore: Marcela Serrano
Editore: Feltrinelli
Pagine: 192