Philip Gourevitch, giornalista del "New Yorker" qui si confronta con un "romanzo verità", ispirato a fatti di cronaca (efferata per giunta..) accaduti realmente. Ventisette anni dopo, un detective che "non ci sta a dimenticare" riapre un caso di duplice omicidio rimasto sino a quel punto irrisolto.
Frankie Kohler, mai processato per aver ucciso a freddo due conoscenti nel corso di una banale disputa, riesce a farla franca a lungo, approfittando anche di una certa inerzia della polizia del luogo che lo dà ormai per morto e sepolto. Un caso praticamente archiviato, viene riaperto con costanza e decisione, invece, dal detective Andy Rosenzweig che non si dà per vinto fin quando, grazie alle sue intuizioni, il ricercato criminale non viene arrestato.
Kohler in carcere dimostrerà una personalità poliedrica ed un carisma notevole, confessando tutti i suoi crimini, ma con la dignità del "fuorilegge di professione" che non si pente di ciò che ha fatto e lo inserisce storicamente anzi in un preciso momento della sua vita fino a farlo apparire per lui inevitabile. Il "killer reo confesso" verrà difeso con grande abilità da un avvocato "amico abituale di pregiudicati mafiosi in particolare" e si mostrerà sempre rispettoso del detective Rosenzweig, con il quale manterrà sempre un buon dialogo.
Teso, avvincente di sicuro per la stessa trama, ma anche per la panoramica che ci offre di una metropoli violenta popolata da scaltri affaristi senza scrupoli e da cinici legulei troppo disposti per soldi a fornire mille giustificazioni a storie di orrenda criminalità, oltre che da poliziotti senza senso del dovere, pronti a lasciarsi corrompere o, come minimo, a tapparsi le orecchie, a non sentir nulla, a tenere costantemente spenta la radio di servizio in macchina, per non intervenire.
"Cattivo" quanto basta per gli amanti del genere, ideale per fans di Edward Bunker che, grazie a Dio, è ritornato con un nuovo libro.
Autore: Philip Gourevitch
Editore: Einaudi
Pagine: 132