I nove racconti di Nahid Tabatabai spaziano dal frammento (Scomparsa nel vento) alla narrazione ampia che esplora in tre storie di donne un unico evento (Le tre verità). Comune a tutti è la capacità di cogliere la soggettività dei sentimenti all'interno di un quadro sociale di cui non si ignorano le violente contraddizioni.
L'immagina metaforica della "veste strappata" suggerisce dolorosamente la nuda realtà che affiora attraverso lo squarcio aperto da un momento, un evento che disvela una verità nascosta, spesso ignorata dagli stessi protagonisti.
In uno stile che suggerisce la realtà semplice, talora umile, del mondo a cui si riferisce, l'autrice intreccia il quotidiano e l'immaginario con suggestive provocazioni, note a chi ama la letteratura persiana, spesso affidando all'intuizione del lettore una conclusione che è sempre "altrove" rispetto al momento narrato. Così, con sguardo pietoso e talora criticamente ironico, sa osservare con umanità le storie delle donne e degli uomini della sua terra e trasmetterle a noi senza toni di denuncia ma anche senza illusorie speranze.
Un interessante contributo alla conoscenza del ricco mondo letterario delle autrici iraniane: Nahid Tabatabai, scrittrice quasi sconosciuta in Italia (ne è stato pubblicato un solo racconto nella antologia "Parole svelate"), ci è ora proposta in un volume che rivela la sua dote tutta femminile di cogliere negli aspetti quotidiani di vite semplici, talora umili, la ricchezza e la complessità di emozioni e sentimenti celati dietro gesti comuni, apparentemente anonimi. La scrittura riesce proprio a suggerire questa semplicità attraverso un frequente ricorso al discorso diretto, una sorta di riduzione dello spazio della voce narrante e una sua efficace identificazione con l'umile mondo descritto.
Nove racconti: un funerale, la gelosia in una monotona vita di coppia, una madre misteriosa e idealizzata rimpianta di fronte alla smemoratezza di un padre ormai privo di mente e di ricordi, una nipote che assiste la nonna perduta in un sogno di colombi, un vecchio e un giovane uniti nella morte dalla passione per le giostre, una bici come sogno ed evasione lungo tutta la vita di un dottore. Al centro della raccolta, tre grandi frammenti di un'unica storia, in cui la stessa sequenza di eventi è colta da tre punti di vista, tutti femminili. Tre donne sono coinvolte in una vicenda d'amore e di dolore: malinconica definizione, attraverso un'esperienza-limite, di una società dominata dal potere maschile, in cui l'amore tradito può tuttavia aprire spazi di speranza nell'uscita dall'inganno, nel riconoscimento della realtà.
In questa raccolta quotidiano e immaginario si intrecciano, secondo un paradigma caro alle scrittrici di cultura persiana, senza strappi, e spesso la conclusione è affidata a un momento sospeso o alla reiterazione di un gesto iniziale: resta così indeterminata e insieme carica di suggestione una ricchezza di momenti descrittivi in cui è già insita la radice del dolore, senza una ricerca di denuncia esplicita dei mali sociali. La critica è dentro gli eventi, nasce proprio dalla dolorosa rassegnazione dei protagonisti lacerati dalla vita ( la "veste strappata", appunto), impediti nella realizzazione di sé.
In questa luce la pietà di Tabatabai , talora venata di ironia, si volge anche ad alcune figure maschili di perdenti, vittime delle condizioni economiche e dei pregiudizi, rivelati anch'essi nella loro fragilità.
Lo sfondo reale, i comportamenti sociali, i limiti propri della società iraniana non possono non indurre la lettrice, il lettore a cogliere, dietro un discorso che è sulla complessità dell'esistere, anche un amaro quadro della società in cui i protagonisti si muovono. E tuttavia la "pena di vivere", trasferendo miti e riti, è la stessa di tutte le latitudini.
Autore: Nahid Tabatabai
Editore: Il Leone Verde
Pagine: 123