Benito Ruggiero definisce le sue composizioni “parole su carta, molto di più e molto di meno di poesie”. Forse.
Tuttavia è innegabile che la Sua sia scrittura densa di poeticità.
È lo sguardo poetico dell’Autore a rendere poetica una cosa, un discorso, una riflessione, ed è la poeticità che può diventare soggetto, a sua volta, di discorso, di giudizio.
Difatti i brani di Benito propongono un complesso di immagini e un sentimento che li anima, vale a dire i due elementi che distinguono la scrittura poetica.
È bene chiarire che la poesia di Benito non è un’immaginazione spinta dal bisogno d’intrattenere in visioni piacenti o di affettivo interesse. È un’immaginazione di stampo ungarettiano, dell’Ungaretti inventore di schemi nuovi, che sanno tradurre in suono l’immagine.
Da questa duplicità di sentimento altamente poetico e di sentimento agito o sofferto, scaturisce l’immaginazione, fermenta la fantasia creativa, la cui linfa vitale è l’ispirazione.
Così stando le cose definirei i componimenti dell’Autore una poetica storico-filosofica: storica perché ha una trama di realtà di poesia e realtà d’immaginazione; filosofica perché ha un ordito che fonde le due componenti in un pensiero logico che attraversa le categorie universali dell’essere.
Autore: Benito Ruggiero
Editore: Nuovi Autori
Pagine: 131