Parlami piano ora che sei mare è un’opera di notevole riuscita letteraria, nella quale il poeta Stefano Mangione fa uso della tecnica stilistica del sonetto per interiorizzare una fenomenologia d’amore dalle chiare movenze erotizzanti.
Nei versi di Stefano Mangione scorgiamo un impulso all’Amore che non è valore, non è tramite, ma è esigenza, percezione, intuizione indecifrabile che salva l’uomo dalla sua insensatezza e lo dona alla pienezza della vita.
Nel vicendevole gioco amoroso fatto di luci e ombre, di echi e ritorni, di assenze e presenze, la donna amata irrompe nel cerimoniale delle emozioni non come sostanza ideale del pensiero, ma come creatura vera, reale, corporea, visibile agli occhi del poeta: le immagini dell’Amore sono quelle di un’iconografia letteraria che spoglia gli amanti dei loro pudori, delle loro vesti, per alludere ad una nudità in grado di riappropriarsi dell’immediatezza e dell’autenticità delle emozioni: La nostra nudità è la bellezza:/ sogno che ha il suo sogno fra noi due; M’attraversi/ bianca vela nel vento del mattino,/ solitaria, sfuggita al naufragio/ del tempo e sei parola ebbra di onde/ e di luce. Ti amo, anima nuda.
Una nudità dunque che si concilia con le trasparenze dell’anima perché non è solo visiva, ma soprattutto interiore. Mostrando all’uomo-poeta l’essenzialità e la bellezza delle cose, il corpo nudo si erige a simbolo di una purezza che non esclude il piacere dei sensi, ma lo presuppone come esperienza conoscitiva che diventa racconto interiore del sé e dell’altro: Questa linfa che scivola tra i seni/ il tuo ventre attraversa. Mi soffermo/ e m’impiglio nelle volùte crespe/ del tuo vello e d’un brivido sussulti/ di fuoco e di neve; Tra il tuo corpo e il mio, vibrazioni/ s’alzano dagli abissi. Senza sosta/ fino all’alba moriamo e risorgiamo.
Attraverso una versificazione musicale e armonica, il poeta è alla ricerca di un intendimento con il suo io lirico: quello che si muove è un universo interiore fluttuante di motivi espressivi, pensieri, forme linguistiche. La parola lirica detiene in sé le redini di un’immanenza dei sentimenti che, affidandosi al linguaggio di un immaginario erotizzante, riporta alla luce ricordi, desideri, visioni che abitano quell’al di là inesprimibile delle nostre istanze esistenziali, vale a dire il mondo vivo e vibrante dell’inconscio e delle sue pulsioni. L’ispirazione non è qualcosa che ci viene concesso, non è “faccenda” divina, ma è rapporto sorgivo con il nostro mondo emotivo, è movimento che non abita né spazio né tempo perché contiene i bagliori dell’eternità, è attitudine alla vita e al suo mistero.
Lungi dall’essere riflesso inconsapevole del sé, il verso poetico di Stefano Mangione è attitudine che risveglia l’esperienza e sancisce la fratellanza con quelle forze della natura che trovano dentro di sé il segno di un’energia vitale che scorre fluida, sonora, densa.
Il topos letterario sotteso a tutta la silloge, vale a dire il mare, diventa la chiave di volta che dispiega tutta la carica vitale dell’uomo facendosi al contempo riverbero del desiderio e conquista di orizzonti emotivi.
Il mare, con il suo incessante movimento ora dolce e rasserenante, ora agitato e violento, sembra richiamare gli echi di un inconscio profondo, inabissato che si lascia scrutare dal poeta nonostante il brivido della sua voragine esistenziale.
È la potenza creatrice dell’acqua che smuove le corde di un animo appassionato verso direzioni inesplorate, inconsuete, in grado di sbaragliare controllo e difese. L’immaginazione non è pura fantasia, gioco poetico, rivolo letterario, ma è ricerca ontologica, è desiderio di addentrarsi nell’insondabilità del senso della vita. È l’immaginazione del poeta che si abbandona al fluttuare delle acque non per lasciarsi morire, ma per raggiungere mete nuove, rive sconosciute.
La natura si intride di un profondo senso simbolico che interiorizza le componenti umane e che, tra il fluttuare del sentimento e il brancolare della ragione, anela alla riscoperta dello spirito e, con esso, dell’essere Uomo-che-Ama.
Autore: Stefano Mangione
Editore: Città del Sole Edizioni
Pagine: 97