Nella storia dell'uomo gli animali sono sempre stati utilizzati, sfruttati, e solo raramente amati. Durante il periodo della prima guerra mondiale, in particolare, divennero delle valide truppe ausiliarie in grado di sostenere l'uomo nei momenti più difficili. Il cavallo era impiegato dall'esercito come mezzo di trasporto e come scudo protettivo dietro al quale ripararsi dagli assalti nemici.
Il mulo e l'asino, lavoratori indefessi, venivano caricati di munizioni e viveri e costretti a percorrere impervi sentieri di montagna. Il piccione si rivelò un veloce e preciso portaordini, capace di percorrere lunghe distanze in un battito d'ali. E poi ancora il cammello, l'orso, il cane, il bue, i delfini, le galline… Tutti ugualmente utili e obbligati a condividere gli errori e gli orrori della guerra e le decisioni dei potenti, così distanti da loro e dalla loro dimensione naturale.
"I colombi in missione erano davvero assimilabili ai militari in prima linea, impiegati in operazioni audaci anche al seguito dei ricognitori e dei sottomarini; esposti al rischio dell'abbattimento da terra, per di più senza alcuna difesa. Il loro occultamento era punito alla stregua di quello di un soldato. Nel settembre 1918 il comandante delle truppe austro-ungariche Boróevic diffidava gli abitanti del Veneto orientale invaso dal nascondere colombi paracadutati dagli italiani dentro cestini, minacciando ai trasgressori sanzioni gravissime. "E se tenteranno di fuggire saranno fucilati sul luogo", precisava l'avvertimento."
Autore: Eugenio Bucciol
Editore: Nuova Dimensione
Pagine: 206