Fa benissimo Adelphi a riproporre in economica un autentico capolavoro della letteratura sia norvegese che mondiale. Hamsun fotografa con realismo non indulgente la quotidianità dell’unico protagonista di questo romanzo, un aspirante giornalista-scrittore costretto a vivere in condizioni di assoluta indigenza.
Vengono descritti i suoi tentativi di trovar prestiti, le sue visite al banco dei pegni, i suoi grandi drammi interiori di solitario ed incompreso creativo che giorno dopo giorno non sa neanche come procacciarsi il cibo. Certo, qualche articolo riesce a piazzarlo, un direttore di giornale si offre di prestargli una sommetta per aiutarlo a venire fuori dalla totale povertà, ma c’è sempre una dignità da salvaguardare con ogni mezzo, anche lasciandosi morire.
Il nostro vive male la vita urbana, piange, si dispera, maledice il suo crudele destino, sembra avercela persino con il “Cielo”, ma rimane sempre persona onesta, che non accetta di compiere azioni illegali e, che si fa mille problemi anche dopo aver incassato il positivo risultato di una semplice furbata. Difficile leggere in un romanzo una descrizione così particolareggiata e precisa degli effetti della “fame” su di uno sfortunato essere umano che si trova a subirla e che tira avanti nel suo conseguente delirio. Stupendo e toccante, fin nel più profondo dell’anima.
Autore: Knut Hamsun
Editore: Adelphi
Pagine: 186