Culicchia lo ricordiamo ottimo autore di quel “Tutti giù per terra”, da cui poi fu tratto l’omonimo film di Davide Ferrario con Valerio Mastandrea. In “Ambarabà” troviamo una vasta galleria di personaggi di oggi, un catalogo a tratti dolente di varia umanità alle prese con i propri problemi, le proprie fissazioni o le proprie paure.
Tutti ritratti in un “momento d’attesa”, l’arrivo del treno, che più che a cercare il dialogo con gli altri spinge a meditazioni personali, a singolari astrazioni. C’è la donna “agorafobica” che non aspetta altro che fuggire dalla grande città per ritornare nella sua tranquilla dimora (e vede gente che la insegue dappertutto); c’è il ragazzo fanatico che si sveglia ogni mattina con i discorsi di Hitler ed odia tutti, anche se il suo risentimento sembra si indirizzi principalmente sugli immigrati; c’è la scaltra “venditrice” che considera tutto e tutti “prodotti”, ma si augura di trovare marito con gli annunci sul giornale; c’è il clochard che vive in stazione ed è indeciso se cercare comprensione negli altri per raggranellare qualche soldo o se mandare tutti a quel paese con toni netti e liberatori. I personaggi sono ventuno e tutti hanno in qualche modo storie di disagio, di sofferenza da raccontare a se stessi.
La “bella scrittura” di Culicchia, sicuramente tra i migliori scrittori della generazione over 30, qui si sposa ottimamente con una impietosa lucidità narrativa che rende il romanzo “vero”, vissuto un po’ da tutti, giorno dopo giorno, fatto di cronaca dopo fatto di cronaca, disillusione dopo disillusione. Consigliatissimo.
Autore: Giuseppe Culicchia
Editore: Garzanti
Pagine: 139