Nella completa spoliazione fra identità e paesaggio, dove il tempo è assente e non restano che segni residuali della natura desertica, Croce Del Sud guida i piedi del viaggiatore verso la via che dona la luce del percorso.
L’invocazione che a lei sale dai versi di Andrea Garbin, è visione luminosa che dissipa il sepolcro e prende l’anima per mano, guidandola nella infermabilità del viaggio.
Il peregrinare del poeta diviene trasformazione e riscoperta della natura e del corpo, ma anche delle asimmetrie che ne connotano il rapporto. Dove ella si desta nella sua vastità d’orizzonte, lo spazio antropico dell’uomo ha subito di fronte il proprio limite e l’uomo sé stesso. La sua personale lotta interiore.
Saranno altre presenze, come i condor della poesia Torres del Paine, a rivelare una verità oscura: ”Perché dal tuo corpo/voglio estrarre/il caldo nucleo/poetico che questa terra ammanta”. (P.19).
Il libro via via si approfondisce di memorie con l’avanzare del cammino e con le metamorfosi dei paesaggi, i quali sembrano sempre più intimamente traslati nelle parti del corpo del viaggiatore che li attraversa, con un simbolismo visivo che arde di visionarietà.
Parimenti, proseguendo, si comprende che la mappatura in atto della cartografia poetica dei luoghi, sfida la morte ed il suo non ritorno e fa nascere nelle soste un’aura mistica e materica delle esperienze di sogno e di risveglio, nelle quali la carne esiliata trova le sue paradossali ragioni esistenziali, le sue sconfitte ed estasi nella ricerca dell’essere:
“Ho veduto parlarmi nelle mani/La strada sporgenza umana che invade/prima il ciglio poi la crosta d’esilio/ fu come un'unica caduta ostile” (P.34).
Eppure il viandante che delinea il poeta sa pure che concretamente il viaggio è come un ponte che costruisca un passaggio fra la morte e un luogo ove non esista più la sofferenza, nel quale tutto si racchiuda e conchiuda il senso terrestre delle nostre vite.
I nove passaggi disseminati da croce del sud, sono altrettanti confronti e raffronti dell’uomo che vuole essere fisicamente e biologicamente la propria natura nel vivente ed incarnare le rocce, le polveri, fino ad una essenza condivisa ed ascoltare anche il dolore delle strade percorse. Da questo punto di vista l’inizio e la fine di questa raccolta è in qualsiasi luogo e non resta che seguire il volo migratorio iniziale per trovare il contatto.
La proiezione dell’occhio per essere subito lettori viaggianti e veggenti.
Autore: Andrea Garbin
Editore: Gilgamesh Edizioni
Pagine: 68